COME VENIVA CONSIDERATA LA LEVATRICE NEI PRIMI DECENNI DEL 1900

Un tempo l'ostetrica veniva chiamata Levatrice, dal latino “levare”, ossia colei che leva il neonato durante il parto.
Negli anni '50, nel dialetto reggiano veniva anche definita “praticouni”, conoscitrice, esperta competente.
La levatrice all'epoca aveva anche l’importante compito di mediatrice per fare in modo che le tradizioni popolari non risultassero dannose per la salute di madre e neonato. Si occupava quindi di informare in modo da sradicare i pregiudizi nocivi, introducendo i più moderni concetti di igiene e profilassi delle malattie infettive, ma allo stesso tempo cercava di tollerare le credenze che riteneva non pericolose.
La levatrice veniva anche definita "comare abilitata”, ed era inviata dal Comune.
Spesso veniva anche definita presuntuosa e non era gradita a tutti, soprattutto alle suocere e alle comari.
Si pensava addirittura che la levatrice fosse dotata di "virtu’ stregonesche", come la capacità di mandare il malocchio.
Ma ciò che infastidiva di più le donne di casa era il fatto che conoscesse i segreti del sesso e che per questo fosse spesso oggetto di advance da parte dei mariti.
Per fortuna col passare del tempo la fama della levatrice è cambiata trasformandosi in confidente e alleata delle puerpere.
Aveva la capacità di ascoltare i problemi di mariti e padri, era un punto di riferimento sicuro in caso di problemi e sapeva mantenere i segreti, come in casi di aborti provocati.
Ci giunge un'immagine molto pittoresca della levatrice di quegli anni. Si racconta che arrivasse a casa della puerpera a piedi (in mezzo alla neve con stivali e pantaloni), oppure in bicicletta (sulla canna della bici col marito), ma anche sulla propria bicicletta munita di fanali, portapacchi e tela cerata; ancora più poetico è il suo arrivo a bordo di un calesse ( biroccio, carretto) seduta su paglia compressa, coperta sulle ginocchia e ombrello in mano. In tempo di guerra capitava anche di vederla su una Jeep scoperta col marito o carabinieri. E poi c'era chi viaggiava in Vespa o Lambretta proprie, o con auto proprie (Topolino, Bianchina, Giardinetta).
Essere una levatrice nel secolo scorso era tutt'altro che facile, tra pregiudizi e difficoltà. motivo in più per pensare che questo bellissimo mestiere fosse per molte una vera vocazione.
Fonte:
https://www.lospallanzani.it/partorire-in-casa-al-tempo-della-levatrice-comunale-viaggio-tra-timori-superstizioni-e-tradizioni-popolari/